In questo periodo avendo necessariamente passato molto tempo isolata dal mondo, ho ripreso in mano la lettura. “Le parole sono finestre (oppure muri). Introduzione alla comunicazione non violenta.” è uno dei libri più interessanti ed illuminanti che abbia mai letto, sul tema comunicazione e sviluppo personale.
Si tratta di un libro denso di concetti, in realtà molto semplici e di immediata comprensione. Nonostante ciò penso che una buona dose di costanza e volontà sia indispensabile per applicarli nella vita di tutti i giorni. Se le persone seguissero pressoché alla lettera il metodo CNV (Comunicazione Non Violenta) credo che potremmo vivere una vita più piena e rilassata.
L’autore di questo libro è una figura davvero particolare, dalla sua scrittura si evince perfettamente il suo carattere tranquillo, pacifico e penso sia di fondamentale importanza saperne di più, per comprendere appieno da dove derivino le sue teorie.
Marshall B. Rosenberg è stato un dottore in psicologia clinica, fondatore e direttore del The Center for Nonviolent Communication (CNVC) USA, un’organizzazione senza scopo di lucro che offre seminari di comunicazione in trenta paesi al mondo, tra cui l’Italia.
È stato inoltre un brillante conferenziere, poeta e artista.
Ha ideato un processo di comunicazione non violenta da insegnare a politici, dirigenti, diplomatici, educatori, medici, psicologi, terapeuti, psichiatri, avvocati, giudici, militari, personale di polizia, insegnanti, genitori e studenti.
Ha offerto inoltre la sua formazione nelle aree del mondo dilaniate dalla guerra e nei paesi economicamente depressi, allo scopo di favorire la creazione di sistemi di governo a servizio della vita.
L’espressione “a servizio della vita” ricorre più volte in questo testo, che tratta appunto di come la comunicazione con gli altri e con noi stessi debba essere proprio a servizio della vita: in ogni occasione è necessario focalizzarsi sui propri bisogni, quindi empatizzare con sé stessi e con gli altri, al fine di trovare una via per risolvere i contrasti. Questo perché alla base, come afferma Rosenberg, noi esseri viventi siamo un tutt’uno e la felicità degli altri è strettamente collegata alla nostra.
Quando i bisogni di tutti sono ascoltati si può trovare una soluzione a qualsiasi contrasto.
Riporto ora alcuni frammenti del testo che mi hanno particolarmente colpita:
Sull’empatia:
“Che cosa penseranno di me?” È un pensiero che dev’essere messo da parte in nome della felicità.
“Penso che lei troverebbe le persone meno minacciose se ascoltasse quello di cui hanno bisogno anziché quello che pensano di lei.”
“Ero profondamente in conflitto con quello che attraversava la mente di quell’uomo, ma ho imparato a trarre molta più gioia dagli esseri umani se non ascolto quello che pensano. (…), ho imparato ad assaporare molto di più la vita ascoltando solo quello che c’è nei loro cuori e non facendomi distrarre da quello che hanno in testa.”
Rosenberg invita a focalizzarsi sui bisogni delle persone, anziché su quello che dicono in quanto esse molto spesso hanno un modo di esprimersi intriso di rancore.
Sull’individuare i propri bisogni ed ascoltarsi:
“Poiché le donne sono educate a vedere come loro dovere più importante quello di prendersi cura degli altri, spesso hanno imparato ad ignorare i loro bisogni personali.”
“Quando i pensieri critici che formuliamo su noi stessi ci impediscono di vedere la bellezza che é in noi, perdiamo la connessione con l’energia divina che ci sostiene. Condizionati come siamo a vedere noi stessi come oggetti – oltretutto, oggetti pieni di difetti – c’è da sorprendersi che molti di noi finiscano per essere violenti verso sé stessi?”
“La rabbia è il risultato di un modo di pensare che aliena dalla vita, scollegato dai bisogni. La rabbia indica che ci siamo spostati su, nella nostra testa, per analizzare e giudicare qualcuno, invece di concentrarci su quello di cui abbiamo bisogno e che non stiamo ricevendo.”
Il rancore e la rabbia sono espressione di bisogni non soddisfatti, quindi dobbiamo imparare a riconoscere i bisogni sepolti sotto alla rabbia. L’autore dedica diverse pagine a una questione tutta femminile: scollegarsi dal propri bisogni per ricoprire il ruolo tradizionale di moglie e madre.
Sul prendersi la responsabilità dei propri sentimenti:
“Gli orrori che abbiamo visto, gli orrori ancora più grandi che presto vedremo, non sono segnali del fatto che in tutto il mondo sta aumentando il numero di uomini ribelli, insubordinati, indomabili, ma piuttosto che c’è una crescita costante del numero di uomini obbedienti e docili.”
“Siamo pericolosi quando non siamo consapevoli di essere responsabili del nostro comportamento, dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti.”
Rosenberg invita sempre ad essere trasparenti nelle proprie comunicazioni, esprimendo i propri bisogni con parole chiare e non male interpretabili. Per realizzare tutto ciò è fondamentale prendersi la responsabilità di come ci sentiamo. Non invita ad essere docili, ma ad ascoltare e esprimersi con chiarezza.
Sulla pericolosità del dare giudizi, sia positivi, sia negativi:
“Quanto portiamo avanti, dentro di noi, un dialogo fatto di giudizi, ci alieniamo da quello di cui abbiamo bisogno e non riusciamo poi ad agire per soddisfare questi bisogni. La depressione indica uno stato di alienazione dai nostri bisogni personali.”
“Ritengo che i giudizi -sia quelli positivi che quelli negativi- siano una forma di comunicazione che aliena dalla vita.”
Disapprova anche i giudizi positivi, oltre che quelli negativi. Gli unici giudizi approvati sono quelli espressi in maniera corretta, solo allo scopo di festeggiare (non a fine di manipolare l’interlocutore).
Sul dare e sul ricevere con empatia:
“Poiché siamo abituati ad una cultura dove le modalità standard di interscambio sono il comprare, il guadagnare e il meritare, siamo spesso a disagio con i semplici dare e avere.”
“Non essere così modesto, non sei poi così grande.”
Quando riceviamo un apprezzamento possiamo farlo senza alcun sentimento di superiorità o falsa modestia, festeggiando insieme alla persona che offre l’apprezzamento.

Questi sono solo alcuni dei concetti approfonditi; credo che questo testo sia molto utile a chiunque, come me, voglia migliorare i rapporti con gli altri e le proprie doti comunicative. Rosenberg è sicuramente una persona da elevare a modello, benché sia a tratti piuttosto estremo…il libro infatti si chiude con questa poesia (essendo anche poeta vi sono diversi passaggi del testo tradotti in versi):
“Nutri gli affamati, cura gli ammalati
e poi riposati.
Non camminare mai se puoi danzare;
fa della tua casa un nido accogliente.”
Penso che siano versi pieni di bontà e parole giuste, sicuramente non facilmente applicabili alla vita di tutti i giorni, in una società fondamentalmente improntata all’individualismo. Inoltre comunicare secondo la CNV richiede un alto grado di concentrazione e focalizzazione, che non in tutte le situazioni è facile ottenere.
In sintesi, vi consiglio caldamente questa lettura se siete alla ricerca di una modalità alternativa per migliorare la vostra vita, partendo da voi stessi.
E voi cosa ne pensate? Sono graditi anche commenti (tradotti in CNV, mi raccomando!) riguardo a questa mia iniziativa di recensire libri di comunicazione e sviluppo personale. Penso sia utile per consigliare testi utili e nel mentre ripassare i concetti principali. Esporre concetti agli altri trovo sia un buon metodo per assimilarli e farli propri.
A presto!
N.G.